BrainArt e marketing esperienziale: oltre lo storytelling
Il marketing esperienziale non si limita a presentare un prodotto o un servizio, ma mette al centro le persone e coinvolge i loro sensi ed emozioni, trasformando il pubblico da spettatore passivo a protagonista attivo. È per questo che i brand più innovativi scelgono esperienze immersive e multisensoriali, in quanto sono quelle che determinano la differenza tra un evento che svanisce rapidamente e uno che resta nella memoria.
BrainArt si posiziona in questo contesto: un brand di Vibre – azienda italiana specializzata in neurotecnologie – che unisce neuroscienze e tecnologia. Attraverso un sistema avanzato di rilevazione e interpretazione delle onde cerebrali, BrainArt trasforma in tempo reale l’attività mentale stimolata da suoni, immagini o profumi in opere visive uniche e irripetibili.
Che si tratti di una stand activation in fiera, di un meeting aziendale, di un’attività di team building o di un’esperienza prodotto interattiva, BrainArt rende ogni occasione indimenticabile. Non si limita a soprendere, ma costruisce memoria e consolida la connessione tra persone e brand, andando oltre lo storytelling tradizionale.



Perché la scienza è importante per capire BrainArt?
A questo punto potresti chiederti: perché parlare di neuroscienze, memoria ed emozioni quando si racconta BrainArt?
La risposta è semplice: perché ciò che rende unica questa esperienza non è solo l’effetto visivo sorprendente, ma il fatto che alla sua base ci siano meccanismi scientifici validati da oltre un secolo di studi.
Quando il cervello associa un contenuto a un’emozione personale, la memoria episodica si attiva e il ricordo diventa più stabile nel tempo. L’esperienza BrainArt stimola proprio questi circuiti, traducendo l’attività cerebrale in un segno visivo che il cervello riconosce come proprio e per questo conserva più a lungo.
Vedere la propria attività cerebrale tradotta in immagine non è solo un atto estetico, ma una rappresentazione concreta dei propri pensieri ed emozioni. È questo che trasforma un momento in qualcosa che resta impresso nella memoria e che rafforza il legame con l’evento e con chi lo ha reso possibile.
Le neuroscienze e la psicologia cognitiva ci insegnano che emozione, sorpresa, novità e coinvolgimento personale sono gli ingredienti che rendono i ricordi più forti e duraturi. BrainArt sfrutta naturalmente questi principi: ogni quadro generato non è soltanto un’opera affascinante, ma la prova tangibile di un processo che il cervello riconosce come altamente significativo.
Nei paragrafi che seguono esploreremo questi meccanismi uno per uno – dall’emozione che amplifica la memoria, al ruolo della novità e della dopamina, fino alla forza della multisensorialità e del richiamo – per capire come BrainArt non è un semplice intrattenimento per eventi business, ma una vera e propria esperienza scientificamente fondata.
Emozione e memoria: perché i ricordi più intensi restano
Le neuroscienze hanno dimostrato che il legame tra emozioni e memoria è diretto. Non tutti i ricordi hanno la stessa durata: quelli neutri svaniscono facilmente, mentre quelli emotivamente intensi restano vivi anche a distanza di anni.
Al centro di questo meccanismo c’è l’amigdala, una piccola area del sistema limbico che agisce come una sorta di “centralina delle emozioni”. Quando viviamo un momento intenso – gioia, sorpresa o paura – l’amigdala si attiva e dialoga con l’ippocampo, la parte del cervello che consolida i ricordi. Questo rafforza la memoria, rendendo l’esperienza difficile da dimenticare.
Studi come quelli di James McGaugh (2004) hanno dimostrato che gli ormoni come il cortisolo e la noradrenalina, rilasciati durante l’arousal emotivo – ovvero il ovvero il livello di attivazione fisiologica ed emotiva del corpo – rendono i ricordi più resistenti. È per questo che ricordiamo con chiarezza i momenti sorprendenti e dimentichiamo le giornate ordinarie (McGaugh, 2013; Roozendaal e McGaugh, 2011).



L’esperienza BrainArt sfrutta naturalmente questa dinamica. Per questo ogni evento BrainArt non solo emoziona, ma resta impresso come un’esperienza significativa, difficile da dimenticare. Il momento in cui il partecipante vede per la prima volta il proprio quadro – generato in tempo reale dall’attività cerebrale – diventa un vero picco emotivo. Non è un’opera qualunque, ma la rappresentazione della propria mente: un autoritratto invisibile che prende forma davanti agli occhi e che l’amigdala registra come altamente rilevante. La sorpresa, la personalizzazione e l’intensità emotiva trasformano quell’istante in un ricordo inciso nella memoria, pronto a riafforare nel tempo.
La regola del picco-finale: il potere del climax
La memoria non funziona in modo lineare: ricordiamo selettivamente solo alcuni momenti chiave. La psicologia cognitiva, con gli studi di Kahneman e colleghi negli anni ’90, ha descritto questo fenomeno come Peak–End Rule. Secondo questa teoria, confermata da Horwitz et al. (2024), un’esperienza viene giudicata soprattutto in base al suo picco emotivo e finale.
Questo meccanismo spiega perché, a distanza di tempo, i partecipanti ricordano non solo il quadro, ma l’intero evento come un momento positivo e distintivo. È per questo che una vacanza può sembrarci straordinaria anche se non lo è stata dall’inizio alla fine, perché basta un episodio esaltante e un finale piacevole.
Con BrainArt accade lo stesso. Il reveal del quadro rappresenta il picco, un climax emotivo che sorprende e segna l’intera esperienza. Subito dopo, la consegna dell’opera – digitale e stampata – diventa il finale simbolico che sigilla il ricordo dell’esperienza e trasforma il brand da semplice cornice a parte integrante del ricordo stesso.
Novità e dopamina: la sorpresa che rinforza l’apprendimento
Il nostro cervello è naturalmente attratto dalla novità. Quando uno stimolo inatteso cattura la nostra attenzione, viene rilasciata dopamina, che rafforza la memoria e rende l’apprendimento più duraturo (Duszkiewicz et al., 2019; Lisman e Grace, 2005). È per questo che ricordiamo con chiarezza le prime volte: la novità agisce come un “fertilizzante” per i neuroni, incidendo l’esperienza nella memoria.
Anche l’esperienza BrainArt si fonda sulla forza della novità. Vedere la propria attività cerebrale trasformata in una rappresentazione visiva non è qualcosa che appartiene alla routine quotidiana. È uno stimolo inaspettato, sorprendente, che genera stupore e attiva i circuiti della ricompensa, rafforzando la traccia mnestica dell’esperienza.



Il partecipante non osserva un contenuto predefinito, ma un output unico che nasce in tempo reale dalla sua mente, ovvero l’apice della personalizzazione. Questa novità diventa memorabile e, per i brand, un’opportunità unica per distinguersi tra le esperienze “già viste”.
L’importanza della self-relevance: quando l’esperienza parla di noi
Non tutti gli stimoli hanno lo stesso valore per il nostro cervello. Alcuni passano inosservati, altri invece catturano subito l’attenzione perché ci riguardano direttamente, come il nostro nome, la nostra immagine o una frase che sentiamo personale. Le neuroscienze definiscono questo fenomeno self-relevance e lo collegano all’attivazione di aree cerebrali specifiche come la corteccia prefrontale mediale. In pratica, quando qualcosa “parla di noi”, il cervello lo considera più importante e lo conserva meglio nella memoria (Macrae et al., 2004; Kelley et al., 2002).
È lo stesso meccanismo che ci permette di riconoscere il nostro nome in mezzo al brusio di una folla o di individuare un volto familiare in una folla. La rilevanza personale agisce come un filtro che potenzia la memoria.
Con BrainArt questo principio raggiunge il massimo livello. Non si tratta soltanto di osservare un contenuto esterno durante un evento, ma di vedere la propria attività cerebrale trasformata in un’opera visiva unica. In quell’istante il partecipante non si limita a guardare, ma si riconosce nell’opera stessa. L’evento diventa così parte della sua esperienza personale, che il cervello conserva con la stessa priorità dei propri ricordi biografici, e non un semplice ricordo generico.



Multisensorialità: il cervello ricorda di più se coinvolge più sensi
Il nostro cervello non elabora le esperienze in modo isolato, ma integra costantemente gli stimoli provenienti da vista, udito, tatto, olfatto e gusto. Questo processo, chiamato integrazione multisensoriale, rende i ricordi più forti quando più sensi vengono stimolati insieme.
Gli studi di Shams e Seitz (2008) hanno dimostrato che le esperienze multisensoriali lasciano tracce mnestiche più durature rispetto a quelle percepite attraverso un solo canale. Pensa, ad esempio, a una canzone che ti riporta immediatamente a un momento preciso: non ricordi solo la melodia, ma anche l’atmosfera, i profumi e le persone che ti circondavano.
L’esperienza BrainArt sfrutta lo stesso principio. Il reveal dell’opera non è soltanto visivo, ma può essere accompagnato da suoni, giochi di luce o fragranze che creano un contesto immersivo. Al termine, il ricordo non resta legato a un’immagine statica, ma a un insieme di sensazioni che lo rendono vivido e facilmente richiamabile nel tempo. È questa combinazione sensoriale che permette a BrainArt di imprimersi nella memoria come un ricordo completo, non solo visivo ma esperienziale.



Arousal e attenzione: quando il corpo si attiva, la mente registra
Uno degli aspetti più studiati nelle neuroscienze cognitive è l’arousal, ovvero il livello di attivazione fisiologica ed emotiva del corpo. Non significa semplicemente “essere emozionati”, l’arousal è fatto di segnali concreti e misurabili, come il battito che accelera, il respiro che si fa più rapido o la pelle che diventa più sensibile. Sono segnali che il sistema nervoso è in stato di allerta positiva.
Quando questo accade, il cervello diventa più selettivo. La teoria dell’Arousal-Biased Competition (Mather e Sutherland, 2011) spiega che gli stimoli percepiti in questi momenti ricevono priorità e hanno più probabilità di essere ricordati a lungo.
Anche nell’esperienza BrainArt emerge questa dinamica. L’attesa, il crescendo degli stimoli e la curiosità, fino al reveal aumentano l’attivazione del partecipante e focalizzano la sua attenzione. In quel momento di climax, l’esperienza si imprime con più forza nella memoria. Per il brand questo significa essere associato all’istante più intenso dell’evento, quello che resterà nella mente dei partecipanti.
Reconsolidation: il potere del richiamo
Un ricordo non è mai statico: ogni volta che lo richiamiamo, torna in uno stato di plasticità in cui può essere rafforzato o modificato. Questo processo, noto come riconsolidazione (Nader et al., 2000), spiega perché un’esperienza richiamata poco dopo il suo avvenimento diventa più resistente nel tempo.
Studi come quello di Ballarini e colleghi (2009) e Moncada e Viola (2007) hanno evidenziato che l’introduzione di un nuovo stimolo subito dopo un’esperienza rafforza la memoria. È il cosiddetto behavioral tagging, ovvero l’idea che la vicinanza temporale tra eventi significativi renda i ricordi più stabili.
Con BrainArt, la consegna dell’opera – digitale e stampata – funziona come richiamo che riattiva la memoria dell’evento e la rafforza nel tempo. Ogni volta che il partecipante rivede l’opera – sullo schermo del telefono, incorniciata in ufficio o condivisa sui social – rivive anche l’esperienza che l’ha generata. In questo modo, il legame emotivo con quell’istante non si spegne, ma si rinnova, trasformando un momento fugace in un ricordo duraturo.



Quando l’evento diventa indimenticabile con BrainArt
Le basi scientifiche che abbiamo visto spiegano perché l’esperienza BrainArt ottiene così tanto successo. Tutti questi elementi, insieme, trasformano un semplice momento in un ricordo indelebile:
- l’emozione che amplifica i ricordi;
- il picco che segna l’esperienza;
- la novità che sorprende e attiva la dopamina;
- la personalizzazione che rende ogni quadro unico;
- la multisensorialità che intensifica la memoria;
- il richiamo che la consolida nel tempo.
BrainArt integra questi principi in un’esperienza che non è intrattenimento, ma un vero e proprio dispositivo di memoria. La scienza dimostra che ciò che emoziona e ci riguarda direttamente si imprime con forza nella mente: è per questo che un evento vissuto con BrainArt non si dimentica, ma continua a vivere nella memoria di chi lo ha sperimentato.
Ogni opera dunque non è soltanto una rappresentazione visiva, ma la prova tangibile di un istante personale e irripetibile, legato all’evento che lo ha reso possibile. Per le aziende BrainArt è la sintesi perfetta tra scienza e creatività, capace di distinguere il brand attraverso esperienze autentiche e memorabili. Per i partecipanti è un momento emozionante e personale, che lascia un segno indelebile nella propria storia e che in cervello continuerà a richiamare nel tempo.
Bibliografia
- Ballarini, F., Moncada, D., Martinez, M. C., Alen, N., & Viola, H. (2009). Behavioral tagging is a general mechanism of long-term memory formation. Proceedings of the National Academy of Sciences, 106(34), 14599-14604.
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- Lisman, J. E., & Grace, A. A. (2005). The hippocampal-VTA loop: controlling the entry of information into long-term memory. Neuron, 46(5), 703-713.
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- Moncada, D., & Viola, H. (2007). Induction of long-term memory by exposure to novelty requires protein synthesis: evidence for a behavioral tagging. Journal of Neuroscience, 27(28), 7476-7481.
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