Il nostro obiettivo iniziale era sviluppare algoritmi avanzati per l’analisi dei segnali cerebrali nel campo sanitario. Tuttavia, ci rendemmo presto conto che, per far conoscere queste tecnologie complesse al grande pubblico, avevamo bisogno di qualcosa di più accessibile, qualcosa che potesse affascinare e coinvolgere. Così nacque l’idea di BrainArt.
Dare forma ai pensieri: i primi passi di BrainArt
L’ispirazione per BrainArt arrivò mentre lavoravamo in un piano interrato dell’incubatore che ci ospitava a Cesena. Impegnati nell’analisi di grandi moli di dati, ci chiedemmo se fosse possibile dare una forma visiva a quei segnali cerebrali, dare una forma visiva ai pensieri, ai ricordi e alle emozioni delle persone. Il primo prototipo era rudimentale: un dispositivo ingombrante e scomodo che richiedeva alla persona di ripetere mentalmente una singola parola. L’output era un’astrazione grafica di quella parola pensata. Sebbene grezzo, il prototipo si rivelò sorprendentemente efficace, suscitando un forte interesse tra le persone.
Quando portammo questo prototipo a un importante evento a Torino, il pubblico accolse con entusiasmo l’idea. Anche se l’algoritmo generava forme quasi identiche per ogni persona, il test aveva dimostrato che BrainArt aveva un potenziale unico. Questo ci spinse a migliorare ulteriormente gli algoritmi, sfruttando decenni di letteratura scientifica per rendere i risultati più precisi e personalizzati.

L’esperienza BrainArt: l’arte di ascoltare la musica con la mente
Capimmo che per rendere BrainArt un’esperienza universale e piacevole, avevamo bisogno di un input che potesse generare emozioni e ricordi in modo naturale. La musica si rivelò la scelta perfetta. Decidemmo quindi di far ascoltare ai partecipanti un brano musicale a loro scelta, chiedendo loro di chiudere gli occhi, rilassarsi e immergersi nel buio. In questo modo, il focus era solo sui propri pensieri e sulle immagini evocate dalla musica, che venivano poi trasformate in un quadro unico e personale. Questa combinazione di arte, tecnologia e scienza rese BrainArt un’esperienza intima e affascinante.
Successivamente, introducemmo BrainArt di coppia, dove due persone, ascoltando la stessa canzone, generano due quadri che si fondono al centro, creando un’esperienza ancora più coinvolgente e condivisa.
Dal successo locale alla ribalta nazionale: la crescita di BrainArt
BrainArt iniziò rapidamente a diffondersi a livello locale, attirando l’attenzione di personaggi del mondo dello spettacolo come Peppe Vessicchio, i Negrita, Linus, Fede Russo e Nicki di Radio Deejay, Saturnino e Cesario degli Elio e le Storie Tese. Ma il vero punto di svolta arrivò nel 2019, al Web Marketing Festival.
La dimostrazione sul Maine Stage con Diletta Leotta e Cosmano Lombardo catapultò BrainArt sotto i riflettori. Il nostro stand fu letteralmente preso d’assalto da persone desiderose di provare questa esperienza unica. Fu in quel momento che capimmo il potenziale di BrainArt come strumento di intrattenimento e lead generation negli eventi fieristici.

BrainArt oggi: l’espansione verso nuovi orizzonti sensoriali
Oggi, BrainArt è molto più di un’esperienza legata alla musica. Sebbene la musica rimanga un potente strumento per evocare emozioni, BrainArt ha ampliato i suoi orizzonti per includere qualsiasi tipo di input sensoriale. Che si tratti di annusare un profumo, di assaporare un cibo o di toccare una superficie, ogni stimolo sensoriale può essere analizzato e trasformato in un’opera d’arte unica. Questo approccio rende BrainArt ancora più versatile e adatto a una vasta gamma di applicazioni, dai grandi eventi aziendali alle esperienze personali più intime.
Grazie a nuove collaborazioni e concessioni su licenza, BrainArt continua a evolversi, portando avanti la nostra visione di trasformare i pensieri e le emozioni in arte visiva, aprendo nuovi orizzonti per l’arte, la tecnologia e l’intrattenimento.




